mercoledì 23 febbraio 2011

Chi sa, spesso non conosce

Nan

Chi sa, spesso non conosce
e lascia che vento, pioggia e polvere
sconvolgano il filo dell’esperienza.

Questo dialogo non ha tempo né luogo né vincoli di età o di aspetto;
si dipana cercando il proprio tempo
sotto una pioggia fitta, lieve ed implacabile di sentimenti,
a tratti scompaginato da un vento teso e prepotente.

Chi sa può imparare qualcosa,
o limitarsi a sognare un’insonnia profumata di desiderio,
delirio di pietà per noi stessi
qui
e ora.


Ma tu sai, adesso,
e sei condannata a trascinarti lontano da
dove
quando
come
scegliesti di
non capire
non vedere
non esistere.
Ora non girarti
a cercarmi con lo sguardo
dal tuo mondo parallelo,
separato.
Non fermarti a raggiungere il mio pensiero di allora,
dalla strada che hai percorso.
Non chiudermi nell'abbraccio che non potrò mai impedirmi di darti
con la certezza del profeta
che sia,
ogni volta,
l'ultimo.

lunedì 14 febbraio 2011

San Valentino: il delirio di Romeo

da "Un mazzo di fiori" - 15. scena

Sera. Una panchina in un parco fiocamente illuminato. Sulla panchina siede disperato Romeo, ansimante per la lunga corsa alla ricerca di Giulia che l'ha lasciato a causa di un equivoco diabolico. Alle spalle della panchina una siepe, dietro la quale si nasconde Giulia che ha assistito all'arrivo affranto di Romeo.

ROMEO Parlami, Luna! Dammi gli ultimi suoni che ascolterò. Già il respiro si contrae e torna bambino nel petto, ora che gli orizzonti dorati della vita con lei sono sfumati per sempre…
GIULIA (non controllando la voce) Amore mio!
ROMEO Dea argentata, che splendi tra stelle servili: usi gli accenti dispersi nel cielo dalla donna che amo. Capisco: una nuvola diafana, passando, ne ha trattenuto i suoni vellutati e adesso tu li restituisci per velare il mio dolore con un soffio di misericordia…
GIULIA Ma dunque, tanto m’ami!
ROMEO Più di me stesso e del mio passato.
GIULIA E il futuro?
ROMEO Senza di te il tempo si ferma e niente più accade. Fugge l’attimo, si congela il ruscello, tace il cardellino, cade il silenzio e la notte, distratta, dimentica di cedere il passo al giorno…
GIULIA Ma il sole torna, amore mio. Sarà così anche domani!
ROMEO Senza di te il domani non ci sarà. E se pur ci fosse sarebbe solo “tempo”, dimenticato in giro da un creatore smarrito per l’immenso dolore della tua perdita.
GIULIA Ma…se un miracolo, uno di quelli che la notte cela in segreto, ti concedesse un’altra occasione? (uscendo allo scoperto) Se ancora una volta potessi affidarmi i tuoi sospiri, i tuoi più intimi pensieri? (sedendoglisi vicina) Se un’ultima volta potessi cercare nei miei occhi il sogno profondo dell’anima tua?
Se potessi, se potessi…
ROMEO Un dono mi fai, astro incantato, che rende concreti i miei stanchi respiri e muove nelle sue forme i cupi vapori del silenzio. Ecco: (esegue) accarezzo la spalla che crei col suo sembiante, sfioro il suo collo perfetto, gioco con capelli che inventi meravigliosi come i suoi, mi perdo in uno sguardo e nelle sue profondità in cerca della dura pietra che sono adesso i miei sentimenti per lei, caldi come l’alito sfuggito a queste labbra. Ultimi aneliti: a raccolta! Andiamo a dimenticarci sulla porta del paradiso e con un bacio chiudiamo questo tormento ed apriamo la porta al sogno!

Si baciano

lunedì 7 febbraio 2011

Priscilla


E' andata.
Non nel senso in cui si usa perlopiù questa espressione, con sollievo e, a volte, soddisfazione.

Alle 4.45 di Sabato m'ha svegliato il dolore per il dito infettatosi dopo il suo morso del mattino prima, l'unico morso che mi abbia mai dato. Mi sono alzato, sono andato nello studio, dove l'avevamo lasciata per affrontare un'altra notte, forse l'ultima, con la solitaria dignità dei gatti. Appena ho aperto la porta l'ho vista. O meglio: ho visto il suo corpo inerte e spento. Priscilla non c'era più, non era più lì dentro. Non era più con noi attraverso i suoi occhi, la sua voce, le sue fusa... La casa è innegabilmente più vuota, piena solo di oggetti. L'affetto che ero abituato a dedicarle, il piacere di una visita ricambiata, l'acqua che beveva direttamente dalle mie mani riunite a conca, il pezzetto di biscotto conteso per gioco con divertimento condiviso, la comunicazione sonora quasi verbale, affogano nel silenzio come mani vuote, come braccia lasciate andare.
Dopo avermi inferto l'unica ferita in 12 anni di convivenza è uscita di casa in una scatola, come c'era entrata. Anche allora, quando la presi da piccolissima, nonostante l'avessi sollevata per la collottola, con prudenza, prima che riuscissi a deporla nella scatola di cartone era riuscita a riempirmi di graffi che avevo osservato a lungo con un certo stupore: una cosetta così piccola...
E' stupefacente la perfetta simmetria del suo inizio e della sua fine con noi.
Lo so che la incontrerò di nuovo, come Eva, Pulce ed altre compagnie, ma tuttora non è andata via del tutto. La traccia che ha lasciato nella memoria è vivissima, ancora, forte e concreta. Il dolore per l'assenza irrecuperabile della sua compagnia non si può evitare. Anche ad esso voglio bene.
E' andata. Col tempo apprezzeremo quanto fosse importante e grande la sua tutela.
Piccolapiccola se n'è andata, in un luogo che non richiede viaggio né permanenza.
Per noi, solo per noi, è troppo presto per raccontarcelo con serenità, ma prima o poi, qui dove lo scorrere del tempo ha un significato, ricorderemo con simpatia e gratitudine gli aneddoti, le piccole abitudini, i guai e le gioie condivise.
Prima o poi.
Prima o poi.

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